Campagne oceanografiche
Da Creta a Gibilterra, un mese di ricerche a bordo della nave oceanografica Maria S. Merian
“Una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Mi ha permesso di maturare sotto il profilo professionale e personale”.
Non capita a tutti gli studenti universitari di passare un mese a bordo di una delle migliori navi oceanografiche d’Europa, lavorando per un mese a stretto contatto con ricercatori e tecnici di diversi paesi.
Una campagna oceanografica interdisciplinare per studiare l’impatto del cambiamento climatico nel Mar Mediterraneo
L’obiettivo della campagna oceanografica MSM72, coordinata da Toste Tanhua (Geomar) era quello di raccogliere informazioni sulle caratteristiche delle masse d’acqua e sui cicli biogeochimici nel Mar Mediterraneo, alla luce dei cambiamenti climatici che negli ultimi anni lo stanno affliggendo. Nella MSM72 è stato scelto un approccio multidisciplinare e transmediterraneo. I campioni sono stati prelevati da Est ad Ovest, partendo dal bacino levantino, passando per lo Ionio e il canale di Sicilia fino a raggiungere ed oltrepassare lo stretto di Gibilterra, arrivando dopo 31 giorni di navigazione, a Cadice, nel Sud-Ovest della Spagna.
Il contributo de La!DOM allo studio del ciclo del Carbonio
Il team di ricerca guidato dalla capo-missione Dott.ssa Dagmar Hainbucher (Geomare) era composto da 20 scienziati provenienti da 8 centri di ricerca tra Italia, Spagna, Germania, Grecia e Libano. La!DOM ha contribuito attraverso la raccolta e l’analisi di 890 campioni per lo studio della concentrazione del carbonio organico disciolto (DOC) e delle proprietà ottiche (assorbimento e fluorescenza) della sostanza organica disciolta cromoforica (CDOM). Sono stati inoltre misurati parametri chimico-fisici quali temperatura, conducibilità, e ossigeno attraverso la sonda CTD (V. Cardin, D. Velaoras, M. Chavez Montero, P. Celentano, B. Gülk, A. Rochner), l’abbondanza dei procarioti eterotrofi (batteri marini) (Dott.ssa Raffaella Casotti (SZN, Napoli), il sistema dei carbonati (M. Alvarez, N.M. Fajar Gonzalez, E. Fernández Guallart, B. Astray Uceda, A. El Rahaman Hassoun), i nutrienti sia in forma organica che inorganica (G. Civitarese, L. Urbini), la sostanza organica particolata attraverso una sonda LISST (A. Gogou, S. Chaikakis) e traccianti in tracce (CFC) (T. Tanua, F. Wolf, N. Lange, L. Gerke)…..
Durante la navigazione non sono mancati i problemi e gli incidenti di percorso. Dagmar, la capo missione, a circa metà del viaggio ha dichiarato “in tutti questi anni di campagne, non ho mai visto così tanti problemi tutti insieme!”.
Ancora prima di salpare, il piano di campionamento è stato rivoluzionato. Inizialmente avremmo dovuto navigare verso Est, per raccogliere campioni nel cuore del bacino levantino dove si forma l’acqua levantina intermedia, in breve LIW. Purtroppo per problemi legati ad autorizzazioni territoriali non è stato possibile raggiungere le stazioni più a Est e quindi il giorno prima di levare gli ormeggi il piano di campionamento è stato modificato in base alle nuove direttive.
Non è mancato il mare mosso, in alcuni giorni con anche 7 metri di onda media, ma questo non ci ha impedito di portare avanti il lavoro, soprattutto grazie all’organizzazione dell’equipaggio tedesco e alla nave oceanografica M.S. Merian, abituata a navigare in mari ben più agitati del Mediterraneo.
Credo che il momento più difficile di tutta la campagna sia stata la sera del 6 marzo, quando la strumentazione per campionare (tecnicamente “rosetta”) è ritornata a bordo con bue bottiglie (Niskin) mancanti e 3 distrutte. Un malfunzionamento le aveva fatte scendere chiuse fino alla profondità di circa 3000 metri, ovviamente le bottiglie rimaste chiuse non hanno retto all’altissima pressione e sono implose durante la discesa. Al di là dei vari problemi, la spedizione è stata senza ombra di dubbio un successo.
Questa campagna sarà d’importanza fondamentale per lo studio della circolazione, dell’idrografia e della biogeochimica del Mar Mediterraneo. I dati raccolti potranno essere confrontati con quelli raccolti durante le spedizioni passate e ci aiuteranno a capire come sta cambiando il Mediterraneo e quali sono i rischi per un ecosistema marino così fragile come questo.
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